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Conferenza Episcopale Italiana
MESSAGGIO PER LA 37a
GIORNATA NAZIONALE
PER LA VITA 




SOLIDALI PER LA VITA
«I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché
porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della
loro vita». Queste parole ricordate da Papa Francesco sollecitano un rinnovato
riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal concepimento al
suo naturale termine. È l’invito a farci servitori di ciò che “è seminato nella debolezza” (1
Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i quali va
riconosciuto e tutelato il di ritto primordiale alla vita


Quando una famiglia si apre ad accoglie re una nuova creatura, sperimenta nella
carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza”
e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società.
Il preoccupante declino demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo
l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che
nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale
rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. 

Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli
lasceremo il mondo? Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, 
impedendo ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso
contributo all’Italia. Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione
artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica
una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai.
Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare
la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla crisi
economica che pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità.

È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo
in tanti uomini e donne. Affinché questo desideri o non si trasformi in pretesa occorre aprire
il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare
i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi
di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine. 
Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano 
a divenire la famiglia di chi non ha famiglia, sperimentando “quanto stretta è
la porta e angusta la via che conduce alla vita” (Mt 7,14).
La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante
associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia
che adotta una famiglia. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che
aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico
di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è
orientata.

 
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