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"Frammenti d'Amore"
rubrica quindicinale a cura di
Padre Salvatore Arnone
In cammino verso il
60° della Lacrimazione
"Se Dio ha conosciuto, fin dal roveto ardente il nostro dolore, "il dolore di Dio", soltanto nel suo Regno ci sarà dato di conoscerlo davvero, quando non soltanto lui asciugherà le nostre lacrime (Ap. 21,4), ma anche noi le sue".
Dio anche allora forse piangerà, per non aver potuto evitare tanto dolore ai suoi figli, soprattutto a quelli che amava di più perchè piccoli e innocenti. E forse ci chiederà persino perdono per non aver potuto fare altrimenti, e sarebbe questa la nostra consolazione più grande.
Le tragedie del 20° secolo, e su tutte la Shoah, hanno distrutto il Dio tappabuchi. Bisogna ricominciare da capo, non a costruirlo ma a riconoscerlo in quella "voce di silenzio sottile" (1Re 19,12) che si manifestò ad Elia....
Quel Dio che svela se stesso nelle tre parole di Isaia (40,1): "Consolate, consolate il mio popolo" (senso letterale) e "Consolatemi, consolatemi, o mio popolo" (lettura midrashica).
Si, consoliamolo in questo mondo mal riuscito, e nella vita del mondo che verrà, dove il dolore sofferto da lui e da noi non verrà dimenticato. (Paolo De Benedetti, presentazione del Libro di Daniele Garota, L'onnipotenza povera di Dio, ed. Paoline, 2001).
Cioran, il grande pensatore rumeno, ha scritto che "al giudizio finale verranno pesate soltanto le lacrime".
Ecco perchè mi ostino a pensare che al centro del paradiso ci sarà un enorme Reliquiario contenente tutte le lacrime del mondo. Il nostro Reliquiario che custodisce il centimetro cubico di liquido lacrimale prelevato dagli occhi del Quadretto di gesso raffigurante il Cuore Immacolato e Addolorato di Maria, ne è un piccolo "sacramento". Il regno di Dio pienamente realizzato e impastato da tutte quelle lacrime sarà più bello.
Padre David Maria Turoldo arriva ad immaginare che proprio per gustare il sapore delle lacrime il Figlio di Dio sia entrato nel mondo della nostra umanità:
"Ma tu non avevi lacrime
a noi invece era dato
piangere.
Questo, forse, ti sospinse fra noi?
Non ti apparteneva
il fiotto azzurro di queste
vene che pure
avevi scavato nella tua carne ....".
P. Salvatore Arnone