Martin Guerin
I CONIUGI MARTIN GUERIN
(Genitori di Santa Teresina di Gesù Bambino)
Il lavoro o l'educazione dei figli, l'amore coniugale o l'apertura e l'attenzione verso gli altri? Rileggendo la vita di Luigi Martin e Zelia Guerin, i genitori di santa Teresa di Lisieux, si cerca invano il prevalere di un aspetto o dell'altro nello stabilire quale abbia contato di più nel cammino verso la santità. Perché la loro vita è piuttosto la testimonianza di una quotidianità vissuta alla presenza di Dio.
Il padre di Teresa, Luigi Martin, nasce a Bordeaux nel 1823. Figlio di un ufficiale dell’esercito napoleonico, dopo la Restaurazione preferisce non seguire la carriera militare e si dedica alla professione di orologiaio. È un uomo di discreta cultura, affabile, dai tratti raffinati. Ama la pesca e la vita tranquilla della campagna francese. A vent’anni sente l’attrattiva per la vocazione monastica e nel 1845 bussa alle porte del monastero di San Bernardo, in Svizzera, retto dall’ordine dei Canonici regolari di S. Agostino. Lo spinse a questa scelta il suo amore per la natura, il suo spirito contemplativo e la carità ardente, soprattutto per i più bisognosi; i canonici infatti, oltre la preghiera, s’impegnavano a soccorrere la gente dispersa fra le montagne, soprattutto in seguito a bufere di neve;
ma l’abate non lo accetta tra i novizi perché non provvisto di una formazione classica. Luigi torna a casa, inizia a studiare il latino, ma presto, scoraggiato dalla difficoltà dell’impresa, abbandona il progetto e riprende la sua professione.
La madre, Zelia Guerin, nasce ad Alençon nel 1831, in una famiglia che aveva conosciuto le persecuzioni dei giacobini e conservato negli anni della Rivoluzione francese una profonda fede cattolica. I primi anni di Zelia furono segnati dalla sofferenza, sia fisica che morale. Tra i sette e i dodici anni fu quasi sempre ammalata, soffrendo soprattutto di forti emicranie.
In famiglia il clima era – a volte – difficile. I genitori di Zelia erano ottimi cristiani e amavano molto i figli, ma il padre, abituato ai modi militari, era un po’ burbero e la madre dimostrava più affetto al figlio piccolo, Isidoro, trascurando un po’ le figlie maggiori e trattandole con eccessiva severità.
Zelia, molto sensibile, ebbe molto a soffrire da questa situazione.
Essa stessa affermò più tardi:
“La mia infanzia, la mia giovinezza sono state tristi come un sudario, perché, se la mamma ti viziava, invece con me, tu lo sai, era troppo severa; quantunque tanto buona, non misapeva prendere e così il mio cuore ha molto sofferto”.Anche lei concepisce in gioventù il desiderio di abbracciare la vita consacrata e chiede di essere ammessa tra le Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli. Ma la superiora respinge la sua domanda: «Non è questa» le dice «la volontà di Dio». Zelia apre allora un laboratorio di merletti, spendendo il tempo libero dal lavoro in opere di carità, soprattutto assistenza ai poveri e ai malati del locale ospedale.
Nell’incontro fra Luigi e Zelia si vede nettamente la mano della Provvidenza.
La mamma di Luigi conobbe Zelia in un corso professionale per il merletto d’Alençon e ne fu subito colpita, al punto che ne parlò con entusiasmo a Luigi, che ella desiderava di vedere sposato.
Luigi, ormai alla soglia dei trentacinque anni, viveva invece tranquillo e forse non pensava neanche al matrimonio.
Ma la Provvidenza aveva progetti diversi e più grandi. Dopo essersi conosciuti, Luigi e Zelia non tardarono a stimarsi ed amarsi, tanto che ad appena tre mesi dal primo incontro si celebrarono le nozze.
Il matrimonio si celebrò il 13 luglio 1858 nella chiesa di Notre-Dame.
I primi tempi del matrimonio furono vissuti nella verginità; fu probabilmente Luigi a fare questa proposta alla moglie. L’esempio di alcuni santi e la dottrina della Chiesa del tempo sul matrimonio, spinsero Luigi a cercare la santità, prima ricercata individualmente, nel rapporto fratello-sorella del matrimonio.
Dopo dieci mesi di vita coniugale-verginale, l’intervento di un confessore, Padre Sertillanges, e il desiderio di donare tanti figli al Signore, fecero cambiare idea ai Martin.
Scrive Zelia:
“Quando abbiamo avuto i nostri figlioli, le nostre idee sono un po’ cambiate: non vivevamo più che per loro, questi erano la nostra felicità e non l’abbiamo mai trovata se non in loro. Insomma, tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso. Per me era il grande compenso, perciò desideravo di averne molti, per allevarli per il Cielo”.
Essi capirono che il matrimonio vissuto anche nella pienezza dell’unione fisica poteva essere una strada per la santità… quindi “santi” non “malgrado” il matrimonio, ma “nel” e “per” il matrimonio.
Ebbero nove figli, tra i quali quattro morti in tenera età:
Figli consacrati
Maria (Suor Maria del Sacro Cuore, carmelitana a Lisieux, 22 febbraio 1860 - 19 gennaio 1940);
Paolina (Suor Agnese di Gesù, carmelitana a Lisieux, 7 settembre 1861 - 28 luglio 1951);
Leonia (Suor Francesca Teresa, visitandina, 3 giugno 1863 - 16 giugno 1941);
Celina (Suor Genoveffa del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 28 aprile 1869 - 25 febbraio 1959);
Teresa (Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 2 gennaio 1873 - 30 settembre 1897).
Figli deceduti
Elena (1864 - 1870),
Giuseppe Luigi (1866 - 1867),
Giuseppe Giovanni Battista (1867 - 1868);
Melania Teresa (16 agosto - 8 ottobre 1870);
Furono animati dalla preoccupazione principale del bene spirituale delle figlie. SantaTeresa di Lisieux scriverà:
"Avevo soltanto buoni esempi intorno a me, naturalmente volevo seguirli". «Per tutta la mia vita è piaciuto a Dio circondarmi d’amore, i primi ricordi sono sorrisi e carezze tenerissime »,la dolcezza e la gioia della sua vita familiare, la definisce:
«una terra santa».
Insomma tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso”. Non inganni quel "ci riusciva facilissimo": non si riferisce alla facilità delle circostanze, che invece furono durissime, ma alla certezza che quelle circostanze facevano parte di un disegno buono di Dio. E l'amore tra Luigi e Zelia sembra proprio consistere nell'aiuto a scoprire questa positività.
L'affronto del dolore e delle difficoltà è peraltro uno degli aspetti che rende moderna questa coppia di 150 anni fa: l'educazione dei figli è un altro, con un'attenzione centrata su ciò che formava il loro animo. Come si deduce dalla dichiarazione delle figlie al processo di beatificazione di Teresa: “La nostra mamma vigilava con grande attenzione sull'amma delle sue bambine e la più piccola mancanza non era lasciata senza rimprovero. Era un'educazione buona e affettuosa, ma oculata e accurata”. Analoga immagine si ricava dai ritratti che Teresa fa di suo padre (la mamma morì quando aveva appena 4 anni). A questa accuratezza e attenzione non creava ostacoli il lavoro. “Se avessi lavoro tre volte di meno - scrive Zelia alla cognata - ne avrei ancora abbastanza per non stare spesso senza far niente... un lavoro così dolce occuparsi dei propri figlioletti! Se non avessi da fare che quello, mi sembra che sarei la più felice delle donne. Ma bisogna bene che il loro padre e io lavoriamo per procurare loro una dote”.
In ogni caso la vera dote lasciata dai Martin è la testimonianza della fede, come dimostra santa Teresa quando ringrazia di aver avuto “genitori degni più del Cielo che della Terra”.
La vita cristiana dei coniugi è segnata dai comuni gesti della tradizione cristiana: messa quotidiana, comunione e confessione frequente, adorazione eucaristica, servizio ai poveri – che i coniugi svolgono all’interno delle Conferenze di San Vincenzo. Ma sono soprattutto la serenità e la gioia della vita familiare che si rivelano nei ricordi vivissimi di Teresa.
Zelia Guèrin muore di cancro il 28 agosto 1877- Luigi Martin muore dopo un periodo di malattia a Saint Sèbastien de Morsent, a La Musse, il 29 luglio 1894.
I processi per le Cause di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio Luigi Martin e di Zelia Guerin, furono istruiti rispettivamente nelle diocesi di Bayeux-Lisieux e di Sées, dal 1957 al 1960, e quindi inviati a Roma.
Queste due cause, condotte poi secondo il metodo storico, sono state presentate alla Congregazione delle Cause dei Santi in un unico studio, sono state discusse dai Teologi e dai Cardinali e Vescovi.
Il 26 marzo 1994 papa Giovanni Paolo II ha proclamato le loro virtù eroiche, e da quel giorno godono nella Chiesa del titolo di "Venerabili".
La loro causa di beatificazione sta sostenendo l'esame della Commissione medica e teologica, che - a poco più di un anno dalla chiusura del processo diocesano a Milano - sta valutando il miracolo attribuito alla coppia, ovvero la vita salvata a Pietro Schilirò, un bambino di Monza nato con una grave malformazione ai polmoni che non lasciava speranza.